SI SCALDA UN ALTRO ZARATE, I MOTIVI DELLA RINASCITA
Può essere davvero il suo anno per tanti motivi, colti tra le sfumature del lavoro estivo. Si è preparato bene, sta meglio rispetto all‘estate scorsa, quando l‘infortunio muscolare d‘inizio settembre gli impedì di presentarsi al big-match con la Juve (terza di campionato). Ha lavorato di più rispetto al 2008, quando durante il mese di agosto faticò a entrare nei meccanismi della squadra di Rossi. Si presentò in modo fragoroso a Cagliari, realizzando una doppietta, ma il percorso estivo si era rivelato complicato. Ora deve riprendere feeling con il gol, decisivo per una seconda punta. E riconquistare Reja, che gli ha chiesto maggiore concretezza. Hernanes lo aiuterà non solo con i suoi assist. Il brasiliano toglierà a ZARATE responsabilità, riflettori e quell‘eccesso di aspettative che lo avevano frenato nella passata stagione. Maurito ha fame, ha voglia di tornare a divertirsi. E‘ pronto a stupire l’Olimpico. Sogna un impatto formidabile. Il Bologna lo stimola: due anni fa, dopo un lungo digiuno, stese Mihajlovic con una doppietta.
Reja gli chiede più gol e meno dribbling. Quando era arrivato alla Lazio e aveva trovato una squadra incapace o quasi di attaccare, il tecnico affiancò Rocchi a Floccari con l’obiettivo di schierare due attaccanti con maggiore senso del gol. ZARATE a Marassi ha giocato da attaccante esterno, quasi da trequartista, in un tridente completato da Hernanes. S’è sacrificato, è apparso più coinvolto nel gioco, ha tentato il tiro dalla lunga distanza una volta e il pallone è stato ribattuto da un difensore della Samp. E’ chiaro: se giocasse più vicino alla porta, avrebbe maggiori possibilità di segnare. Dipenderà anche dal modulo. Resta una riflessione storica: con Delio Rossi, nella sua prima stagione laziale, venne impiegato da seconda punta, il suo vero ruolo, libero di svariare e senza compiti difensivi. Segnò 13 gol in campionato e altri 3 in Coppa Italia, garantendo lo score richiesto ad un attaccante. Si presentò allo stadio Olimpico, a metà settembre, stendendo la Samp con un sinistro da fuori area. C’è un altro precedente favorevole che annuncia la prossima partita di campionato: nel girone di ritorno, Maurito interruppe un lungo digiuno, piegando il Bologna con una doppietta. Nel passato campionato solo tre gol. Questa dovrà essere la stagione del riscatto. Il possibile ritorno alla difesa a quattro, provata ieri da Reja, potrebbe favorire ZARATE, liberando il suo estro sotto porta.
C’è una chiave psicologica per capire come nascerà il rilancio di Maurito. Nell’estate 2008, appena arrivato alla Lazio, doveva farsi conoscere, guadagnare la stima dell’ambiente, scalare le gerarchie di Rossi. Delio lo gestì benissimo dopo averlo studiato durante l’estate: Zarate fu costretto a digerire la panchina in Coppa Italia dietro a Makinwa. Reagì rispondendo sul campo con il suo talento. Formidabile l’impatto sul campionato, sei gol nelle prime cinque giornate. Zarate aveva “fame”, s’inserì in uno spogliatoio dove la leadership era stata attribuita a Pandev. Maurito conquistò tutti, diventò l’idolo della piazza, venne riscattato per venti milioni. Aveva giocato più di Rocchi e Pandev, si era consacrato segnando gol pesanti in partite decisive (Juve, derby, finale di Coppa Italia). L’anno scorso ne risentì, avvertendo una lieve forma di appagamento. Non c’era più Pandev, forse non avvertiva più l’obbligo di dimostrare il suo valore, di sicuro s’intestardì, pagando un eccesso di aspettative e le difficoltà della Lazio: voleva risolvere le partite da solo. Finì nel vortice, schiacciato dalle responsabilità e solo dopo lo strappo con Ballardini. Reja l’ha messo in discussione, dovrà risalire qualche posizione, ma l’arrivo di Hernanes lo aiuterà. Le luci dei riflettori saranno puntate sul brasiliano. Un vantaggio per Maurito: rincorrere è più facile.
Fonte:corrieredellosport
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