Da San Siro la prova della verità
Stavolta si parte davvero. E la sfida che apre le danze è di quelle che daranno il “la” all’intera stagione. Quando è buona la prima, gli attori si galvanizzano, il pubblico si esalta e le critiche trasudano ammirazione. Quando il debutto va male le cose si complicano, vengono fuori pecche e magagne, il pubblico rumoreggia, i giornalisti fanno le bucce e la strada diventa una salita. Per la Lazio che fa visita ai campioni d’Italia del Milan la gara d’esordio è molto impegnativa, più ancora che per la forza oggettiva dell’avversario. Fino al pomeriggio del 31 agosto il clima attorno alla squadra era di fiduciosa attesa, l’entusiasmo per i nuovi arrivati faceva il paio con le previsioni degli esperti che davano la Lazio tra le squadre più attrezzate. Questa previsione non è stata corretta. Ma la cessione di Zarate – in extremis e quel modo – ha dato un duro colpo alla fiducia dei tifosi. L’argentino è stato negli ultimi anni il giocatore più amato, qualche volta croce ma più spesso delizia. La decisione di cederlo all’Inter, una squadra che – sulla carta – potrebbe essere concorrente dei biancocelesti in alta classifica, è stata vista come un errore al quadrato. Non è un caso se la stessa campagna abbonamenti, vero termometro dell’umore della tifoseria, dopo essere cominciata alla grande, da qualche giorno segna il passo, come se i potenziali sottoscrittori avessero colto nella cessione di Zarate un segnale negativo, una specie di schiaffo non alleviato dall’arrivo contestuale di un giocatore a potenziare la difesa, settore apparso meno affidabile degli altri in questo avvio di stagione. Tutto questo rende la partita di San Siro una prova della verità per tutti coloro che hanno lavorato a questa “estromissione”, dall’allenatore Reja ai giocatori che hanno salutato con un silenzio impressionante la partenza di Zarate, per finire con la società che, realizzando questa cessione, di fatto ha ammesso di avere sbagliato il più importante investimento fatto nei sette anni di gestione Lotito. Eppure, non sarebbe stato impossibile, con tutti gli impegni che attendono la Lazio nei prossimi mesi, affidare a Zarate una maglia da titolare nelle sei partite di Europa League e valutarne impegno e rendimento in attesa del mercato di gennaio. E’ come se, con leggerezza, la Lazio si fosse privata di una freccia al suo arco, rafforzando per giunta una sua potenziale concorrente in campionato.
Diciamola tutta. Se la Lazio facesse l’impresa a Milano, per la Lazio si spalancherebbero orizzonti luminosi e sarebbe la squadra ammirata da tutti. A quel punto, anche l’entusiasmo popolare tornerebbe all’istante, gli abbonamenti supererebbero di slancio, e di molto, le 20mila tessere e l’esordio all’Olimpico, la settimana prossima, sarebbe una festa per tutti. In caso di sconfitta (ovviamente non auspicabile, ma altamente probabile) la partita interna col Genoa diventerebbe molto più difficile, in uno stadio che sarebbe tutt’altro che amico nei confronti di tecnico, società e squadra.
Sarà la partita col Milan, venerdì prossimo, a scrivere la prima pagina del campionato. Di sicuro, alla Lazio deve esserci qualche specialista nella complicazione delle cose semplici, nel rovinare le feste prima ancora che comincino, nel riuscire sempre a mettersi contro i sentimenti dei tifosi. Avete dei sospetti? Fuocherello
Fonte: Il Corriere dello Sport
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